L’idea di realizzare questo spazio espositivo dove raccontare le tradizioni e la storia di questa terra è venuta ad una famiglia di imprenditori radicati sul territorio, che da anni raccolgono reperti e materiali a riguardo.
L’intero allestimento è infatti stato voluto da Lorenzo e Stefano Bencistà Falorni, titolari della famosa Antica Macelleria Falorni e Enoteca Falorni, luoghi di culto del buon cibo e del vino.
Lo spazio che ospita il Museo del vino racconta attraverso le sue mura una storia centenaria. Da sempre adibito a Cantina vinicola, i suoi corridoi e le sue stanze, delle quali alcune erano utilizzate come tini per la raccolta delle uve, hanno rappresentato per anni il cuore economico di Greve. Possono vantare una storia di nobili e illustri proprietari. Costruite nel 1893 da Ernesto Leproni, hanno cambiato nome e proprietari nel corso di un secolo. Divennero Unione Produttori Vino Chianti nel 1906; costituita dai nobili proprietari terrieri può considerarsi l’antesignana del consorzio del Chianti Classico; poi Cantine Mirafiori, proprietà di Alberto Emanuele Guerrieri conte di Mirafiori, primogenito della Bela Rosin, figlio morganatico del Re d’Italia Vittorio Emanuele II.
Nel 1919 i nipoti della Bela Rosin acquistarono le Cantine di Greve che vennero usate per imbottigliare la produzione di Chianti delle tenute di Pozzolatico, residenza del padre, Conte Emanuele, proprietario anche dell’azienda piemontese di Fontanafredda. La proprietà passò in seguito in mano ai fratelli Gancia e poi alla società SEVA, della famiglia italoamericana Paternò. Oggi sono diventate proprietà della famiglia Bencistà Falorni, che le hanno trasformate in un omaggio alla storia del vino e del territorio.